25/09/2020 – Nel 2019 per la prima volta non si sono registrate carenze di sangue nel periodo invernale, verosimilmente anche grazie all’inclusione dei donatori di sangue nell’elenco delle categorie per le quali il Ministero della salute raccomanda di offrire attivamente e gratuitamente la vaccinazione antinfluenzale. Lo dimostrano i dati del Programma Nazionale di Autosufficienza appena pubblicati in Gazzetta Ufficiale, secondo cui lo scorso anno è stato garantito il fabbisogno nazionale di sangue grazie soprattutto alla solidarietà tra regioni.
 
Le regioni più generose
Dai dati presentati nel 2019 “la riduzione infra-annuale dell’attività di raccolta è stata più contenuta e limitata al mese di agosto”, si legge nel documento. Oltre alle vaccinazioni, che hanno ridotto il calo che ‘tradizionalmente’ coincide con il picco della stagione influenzale, lo scambio tra regioni è stato determinante. Le cessioni di globuli rossi alle regioni carenti (79.114 unità) sono state prevalentemente garantite da Piemonte (26%), Lombardia (19%), Emilia-Romagna (12%), Friuli-Venezia Giulia (10%), Veneto (9%) e dalla provincia autonoma di Trento (8%). Le regioni che invece hanno ricevuto il sangue sono state prevalentemente Lazio e Sardegna, che hanno totalizzato circa il 79% del valore totale della mobilità interregionale di emocomponenti labili.
 
Cresce la raccolta di plasma
Anche dal punto di vista della raccolta del plasma i dati sono positivi. Nel quadriennio 2016-2019, la quantità di plasma inviata al frazionamento industriale per la produzione di plasmaderivati, farmaci indispensabili, è aumentata di 45.110 Kg (+5,5%), passando da 813.060 (2016) a Kg 858.170. Il predetto incremento, nel 2019, è riconducibile prevalentemente all’aumento del plasma raccolto mediante aferesi (+3,5% rispetto al 2018, pari a 7.852 chilogrammi) e di quello da separazione del sangue intero congelato entro 72 ore dal prelievo (+9,7% rispetto al 2018, pari a 2.489 chilogrammi). Si registra, inoltre, una intensificazione, rispetto all’anno precedente, degli scambi interregionali di MPD (e intermedi) prodotti in convenzione e eccedenti i fabbisogni regionali che, dal 2018, hanno consentito un minore ricorso all’acquisto di medicinali plasmaderivati e risparmi stimabili in circa 8,6 milioni di euro.