Nel 2021 la raccolta di plasma è tornata a crescere, ma si tratta di una crescita a più velocità che in alcune regioni mostra segni preoccupanti di ritardo. Il monitoraggio sulla raccolta della parte liquida del sangue, effettuato su base mensile dal Centro Nazionale Sangue, racconta di un aumento del 2% rispetto al 2020. Ma se la crescita rispetto a due anni fa è fisiologica, viste le enormi difficoltà nella raccolta riscontrate durante il lockdown e la prima fase della pandemia, va anche segnalato che il dato completo del 2021 è leggermente superiore (+0,3%) persino a quello del 2019.

Il totale del plasma raccolto e poi conferito all’industria farmaceutica per la produzione di immunoglobuline, albumina e fattori di coagulazione si è attestato sugli 861mila chili. Tre le regioni a fare la parte del leone tra quelle tradizionalmente più generose nelle donazioni di sangue e plasma: Friuli Venezia-Giulia, Marche ed Emilia Romagna. In particolare la raccolta del Friuli per l’anno appena passato è stata di circa 24 chilogrammi per ogni 1.000 abitanti, una media molto più alta rispetto ai 18 chili per 1.000 abitanti che garantirebbe all’Italia l’autosufficienza dall’estero anche in materia di medicinali plasmaderivati. Desta invece preoccupazione la situazione di regioni come Campania e Lazio, da sempre sofferenti in termini di raccolta di sangue e plasma, e che non hanno mostrato segni di ripresa neanche nel 2021, con il Lazio che resta stabile con una raccolta di circa 7,7 chili ogni 1.000 abitanti e la Campania che accusa una lieve flessione rispetto all’anno passato, raccogliendo solo 5,6 chili per 1.000 abitanti.

“Non tutti sono ancora consapevoli di quanto sia importante la raccolta di plasma – afferma il direttore del CNS, Vincenzo De Angelis – e di quanto siano importanti i medicinali plasmaderivati che garantiscono terapie salvavita per migliaia di pazienti. Ma se per il sangue intero l’Italia è ormai autosufficiente da anni, per quanto riguarda il plasma siamo ancora costretti a ricorrere al mercato estero, in particolare quello degli Stati Uniti. Certo il Covid non ha aiutato in questi anni e il rischio che renda anche difficile reperire medicinali plasmaderivati dall’estero è tutt’ora presente. Eppure basterebbe un piccolo sforzo da parte di tutti gli attori coinvolti per riuscire a rendere l’obiettivo strategico dell’autosufficienza davvero a portata di tutti”.

Donare plasma
È un prelievo effettuato tramite un’apparecchiatura (separatore cellulare) che immediatamente separa la parte corpuscolata, ovvero globuli rossi, bianchi e piastrine, dalla componente liquida che viene raccolta in una sacca di circa 600-700 ml. La parte corpuscolata viene reinfusa nel donatore. Il volume di liquido che si sottrae con la donazione viene ricostituito grazie a meccanismi naturali di recupero, l’infusione di soluzione fisiologica e l’assunzione di liquidi.

La plasmaderivazione
Il plasma viene conferito all’industria farmaceutica dove verrà usato per produrre medicinali salvavita, i cosiddetti plasmaderivati come l’albumina, le immunoglobuline o i fattori della coagulazione. I medicinali prodotti con il plasma donato non vengono usati a fini commerciali e, una volta terminato il processo di lavorazione, la casa farmaceutica restituisce il prodotto finito alla Regioni italiane. I farmaci plasmaderivati sono distribuiti gratuitamente ai pazienti che ne hanno bisogno ed eventuali lotti eccedenti il fabbisogno nazionale vengono donati a paesi in difficoltà tramite programmi di collaborazione internazionale.

Per informazioni:
www.italiaplasma.it