Blood in Emergency: intervista a Giuseppe Nubile, medico della Onlus fondata da Gino Strada

 
Dal 2004 a oggi il numero di donazioni nel mondo è cresciuto del 25%, passando da 80 a 107 milioni, con un forte incremento soprattutto nel Sud-est asiatico e in Africa. Di tutte queste donazioni, però, la metà si concentra nelle aree più sviluppate del pianeta, dove vive solo il 15% della popolazione globale.
 
In questi Paesi le donazioni ogni 1000 abitanti sono 39,2, mentre nelle nazioni a medio reddito si attestano a 12.6, per poi scendere a 4 nelle regioni più povere.
 
Ciò che colpisce è il fatto che nel mondo il 65% delle trasfusioni di sangue riguarda bambini sotto i cinque anni di età, mentre nei Paesi ad alto reddito, che sono quelli con il più alto tasso di invecchiamento della popolazione, sono gli anziani al di sopra dei 65 anni i principali destinatari di queste cure (pari al 76 % sul totale).
 
SAFE BLOOD FOR SAVING MOTHERS era il tema scelto per l’edizione di quest’anno  dall’OMS ,  che si poneva l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sull’importanza di garantire sempre e ovunque l’accesso al sangue e ai suoi componenti per prevenire i decessi materni, provocati da complicazioni legate al parto o per forti sanguinamenti durante o dopo il parto. Si tratta di un fenomeno diffuso soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, specialmente nell’Africa subsahariana (dove si registra il 50% dei casi) e nel Sud-est asiatico (un terzo dei decessi) e che riguarda in particolare le adolescenti al di sotto dei 15 anni. Chi scrive ha recentemente ascoltato la testimonianza di Don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa CUAMM che da anni sono attivi a Kobane, in Sierra Leone (epicentro di quell’epidemia di Ebola che sta terrorizzando il mondo) , che sottolineava quanto acqua per l’igiene e il sangue per il soccorso, quasi più del cibo, siano le vere risorse che possono cambiare, anzi ridare la vita a popoli che vivono in condizioni di sistematica emergenza. Mi ha colpito, in particolare un dato: “una donna appena partorito aveva un tasso di emoglobina pari a 0,5”- racconta Carraro- tutti ci siamo chiesti se fosse un errore di misurazione o un “miracolo di resurrezione”.
 
Abbiamo chiesto ad un altro testimone di queste situazione limite, il dottor Giuseppe Nubile che, oltre ad essere Presidente di Docemus, una Onlus che fa training e formazione sul campo a livello internazionale nel settore della patologia clinica, collabora con Emergency, come Responsabile dei laboratori, di  raccontarci la propria esperienza negli ospedali gestiti da questa grande organizzazione fondata dal chirurgo Gino Strada.
 
Dottor Nubili, nei Paesi Occidentali siamo impegnati  a diffondere un’educazione al buon uso del sangue, ma ne disponiamo a sufficienza, anche grazie a donatori e ad un sistema che ne controlla sicurezza e qualità: qual è la principale sfida che dovete affrontare voi di Emergency per garantire ai pazienti  le cure trasfusionali adeguate alla situazione, anche in termini organizzativi?
 
I nostri laboratori sono basati sulla filosofia emergenziale e dunque operiamo per definizione in un ambiente “sfidante”. I cooperanti sono professionisti che sanno adeguarsi a situazioni estreme, ma soprattutto possiamo contare sulla collaborazione della rete sociale che c’è attorno al malato. Forse le persone da “proteggere” sono proprio gli operatori  sanitari, cui spesso, l’abbiamo visto ora con Ebola, occorre ricordare di non superare certi limiti di esposizione che danneggiano se stessi e di conseguenza anche il paziente che hanno in cura. Vedi anche Ebola: ultima fermata Emergency
 
Disponete di un bacino di donatori volontari e dove acquisite le scorte di emoderivati?
 
La raccolta  di sangue non avviene con donatori volontari anche se a volte e quando è  possibile (per gruppi rari ed importanti trovati nel tempo ,come 0- ecc.) cerchiamo di contattarli telefonicamente. ..impresa comunque difficile!!
 
Come dicevo quindi ci rivolgiamo a parenti dei pazienti ,che tra l’altro chiedono e vogliono che sia proprio il loro sangue che sia trasfuso al proprio caro. Quando la mattina apriamo i nostri ambulatori, accogliamo i pazienti e raccogliamo il sangue che poi destiniamo ai casi in base alle priorità cliniche. Quello che risulta eccedente lo conserviamo nella nostra frigoemoteca fino alla naturale scadenza, ma è raro che venga “sprecato”. Il nostro “piano sangue” benchè “rudimentale”, risulta efficiente ed efficace per trattare sia le emergenze, sia la routine  e non ci siamo mai trovati in situazioni critiche, almeno per quanto concerne questa risorsa, affidata alla buona volontà e umanità delle persone che, in queste zone, sono la unica e vera “ricchezza” di cui dispongono.
 
Qual è il fabbisogno medio di un vostro ospedale di emazie fresche in un anno?
 
Mediamente al giorno raccogliamo 5-10 sacche per i nostri 100 letti che risultano essere  sufficienti  a mantenere la nostra autosufficienza, che mediamente è  di circa 4 unità  per giorno. Globalmente copriamo annualmente il nostro fabbisogno medio che è di circa 2000-2500 sacche di sangue intero.
 
La legislazione italiana non permette l’uso di sostituti artificiali del sangue. E comunque, nessuno dei sostituti artificiali finora elaborati è in grado di adempiere a tutte le funzioni del sangue. Tuttavia sono disponibili liquidi che consentono di trasportare ossigeno dai polmoni a tutto l’organismo e che possono costituire un’alternativa al  sangue umano, taluni dei quali vengono utilizzati in ospedali di guerra, voi ne fate uso?
 
Noi usiamo sangue intero, catalogato dopo averne testato la bontà, anche se nel futuro contiamo di separare il plasma e i rossi con un sistema di filtraggio della Paco, sistema gravitazionale, in modo da avere una sola sacca di rossi e due di plasma. Il sistema è  un pò costoso e anche per questo motivo lo stiamo valutando. Comunque prima della trasfusione al paziente effettuiamo il crossmacth. A Karthoum, dove invece i numeri sono molto più alti, abbiamo tutto l’occorrente  per separare i rossi, il plasma e le piastrine, in quanto per una cardiochirurgia, è necessario avere i vari componenti del sangue separatamente. A parte Karthoum per tutti gli altri ospedali di Emergency il sistema di raccolta è sempre lo stesso. Assolutamente sangue umano, la policy di Emergency esclude l’uso di sostituti artificiali.
 
di Gloria Pravatà