La rete trasfusionale e più in generale il ‘sistema sangue’ italiano hanno bisogno di una maggiore omogeneità, superando le attuali differenze regionali, per poter garantire i requisiti minimi e le caratteristiche necessarie ad erogare prestazioni come le trasfusioni o le terapie con farmaci derivati dal sangue secondo gli standard di qualità e sicurezza richiesti dalle normative italiane ed europee. L’esigenza è emersa durante un incontro con il direttore del Centro Nazionale Sangue Giancarlo Maria Liumbruno e il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini

La rete trasfusionale e più in generale il ‘sistema sangue’ italiano hanno bisogno di una maggiore omogeneità, superando le attuali differenze regionali, per poter garantire i requisiti minimi e le caratteristiche necessarie ad erogare prestazioni come le trasfusioni o le terapie con farmaci derivati dal sangue secondo gli standard di qualità e sicurezza richiesti dalle normative italiane ed europee. L’esigenza è emersa durante un incontro che si è tenuto a Bologna a cui hanno partecipato il direttore del Centro Nazionale Sangue Giancarlo Maria Liumbruno e il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini.

 
A dettare la necessità di uno sforzo congiunto in questo senso, ha sottolineato Liumbruno, c’è anche il prossimo recepimento della direttiva Ue 2016/1214, che ha il termine ultimo del 15 febbraio 2018. La direttiva prevede che gli Stati membri provvedano a che il sistema di qualità in atto in tutti i servizi trasfusionali sia conforme alle linee direttrici di buone prassi (Good Practice Guidelines, o GPG). Nel 2016, secondo i dati Cns, in totale sono state trasfuse quasi 3 milioni di unità di emocomponenti (oltre 8mila al giorno), mentre più di 800mila chili di plasma sono stati inviati alle aziende per il frazionamento. “Tuttavia esistono difformità tra le diverse regioni – sottolinea Liumbruno – che occorre superare tenendo conto che le attività di raccolta del sangue e del plasma e le terapie trasfusionali sono Livelli Essenziali di Assistenza. Per superare queste differenze e rendere più omogenei i modelli organizzativi, anche sulla base di  virtuosi già presenti, a partire da quello dell’Emilia Romagna, è necessario uno sforzo da parte delle Regioni perché adottino le GPG in tutte le fasi del processo trasfusionale, come richiesto dall‘Europa”.
 
Il presidente Bonaccini ha manifestato la propria sensibilità al problema, dando la propria disponibilità a interessare le Regioni ad intraprendere un percorso condiviso